Base federale di Houston - giocata privata

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Reclute
    Posts
    6,178
    Location
    Misaki Town

    Status
    Offline offline



    - I -
    Alicia





    Base federale di Houston
    Ore 5:30 am




    Era ancora buio, il sole non sarebbe sorto prima di trenta minuti almeno.
    Subaru Atsuta era avvolto nel pesante cappotto attendeva il momento dello sbarco: ci sarebbe voluto ancora del tempo, lo sapeva. Per quanto la lancia andasse forte le ci sarebbero voluti ancora diversi minuti prima di arrivare a Houston: quei minuti sarebbero stati gli ultimi su un mezzo di proprietà della Mithril.
    E così dopo diversi anni, la sua carriera come militare di quell'atipico corpo era giunta al termine: nemmeno il tempo di riadattarsi alla vita sulla terraferma e già sarebbe dovuto partire di nuovo.
    Stavolta, per conto degli Irregulars.
    Sringendosi nelle spalle l'ex sergente sospirò.
    Gli sarebbero mancati tutti, i ragazzi del SRT: persino il vecchio Duca e le sue ramanzine.
    Eddie Price, la piccola Tawney... La prossima volta sarebbero stati collaboratori, nella migliore delle ipotesi. Non avrebbero più combattuto per la stessa bandiera.
    Ma era meglio così, in fondo. Avevano deciso di restare, di credere nella Mithril e nei suoi ideali.
    Non erano passati dal PRT, non tanto quanto lui.
    E lui non aveva fatto parola di quanto avesse scoperto. Beh, in realtà di quanto poco fosse riuscito a scoprire.
    C'erano troppe cose che non tornavano, un po' tante per qualcuno che si prefiggeva di agire come una sorta di paladino internazionale.
    Non che dubitasse del Comandante Testarossa... C'era qualcos'altro, qualcosa di più oscuro e subdolo che non riusciva a delineare bene. Un insieme di dettagli tali da rendergli impossibile continuare a lavorare con loro.
    A quanto pareva tuttavia le sue capacità non erano passate proprio inosservate.
    Un nuovo datore di lavoro si era fatto avanti, uno che -almeno sulla carta- prometteva altrettanto bene.
    Irregulars.
    Cosa gli avrebbero chiesto di fare? Avrebbe potuto essere loro utile la almeno la metà di quanto lo era stato a bordo del De Danaan?
    Subaru non poté che augurarsi di si.

    Con un leggero movimento delle dita, Subaru osservò l'apparecchio telefonico.
    A quell'ora -considerando il fuso orario- doveva essere già sveglia. Dove si trovasse, era impossibile dirlo: viveva a New York ma l'Intelligence aveva sedi in tutto il Nord America.
    Alicia Wilson.
    Erano trascorso... quanto? Due mesi da quando si erano salutati l'ultima volta?
    Aveva progettato di passare da lei, ma a quanto pareva il destino aveva avuto per loro piani diversi.
    Il tempo di scendere a terra nella base di Houston e subito avrebbe dovuto imbarcarsi. Decisamente gli Irregulars non avevano un istante da perdere.
    Maledizione.
    Per quanto tempo ancora avrebbe dovuto starle lontano?




    New York, 2304

    La Fifth Avenue ribolle di vita, come sempre.
    Traffico e pedoni sciamano in entrambi i sensi di marcia, i negozi vibrano di attività.
    Subaru è seduto dietro a un tavolino all'esterno di un bar. E' una bella giornata ed è un peccato restare chiusi dentro... O almeno così pensa.
    Il lavoro è durato poco, in mattinata. Ci sono giorni così quando fai parte del PRT, ed uno dei vantaggi di lavorare a New York è che il 90% delle missioni si svolgono entro i confini di Manhattan.
    E' in giacca e cravatta: difficilmente potrebbe passare inosservato vestito con la mimetica della Mithril, così per i compiti in ambiente cittadino il completo che indossa è considerato alla stregua di una divisa.
    Non gli sta male, non a giudicare dagli sguardi -ritiene- interessati di alcune passanti.
    Ma lui non è lì per loro.

    -E' molto che aspetti?-
    -Giusto il tempo di un caffé.-

    A parlare è una voce alle sue spalle, una voce femminile.
    Non ha fatto nulla per nascondere la sua presenza, né è mai stato quello il suo ruolo.
    La ragazza si sposta davanti a Subaru e -senza troppe cerimonie- si mette a sedere davanti a lui. E' più giovane dell'uomo, di pochi anni probabilmente.
    Capelli biondi chiarissimi, occhi azzurro cielo.
    Ed è bella, nonostante lo sguardo inespressivo.
    Porta un tailleur scuro, molto professionale. E le dona parecchio.

    -Il check alla nuova AI ha richiesto più tempo del previsto. Quelli di Ricerca e Sviluppo non si sono ancora rassegnati al mio trasferimento.-
    -Capisco.-

    Entrambi sorridono.
    Subaru sa che razza d'inferno siano quelle giornate per lei.
    Alicia Wilson. "Doc" Wilson. "La dea del Nord". Tutti soprannomi affibiati dai suoi colleghi e che ora l'accompagnano nel suo nuovo ruolo per l'Intelligence.
    Tanto bella quanto incapace di relazionarsi con gli altri: la conosce da due anni ormai, da quando è stato trasferito dalla Sezione d'assalto a quella di Spionaggio.
    Già... Farle da scorta e vivere a stretto contatto con lei sono stati i sei mesi più difficili della sua carriera.
    Al solo ripensarci, Subaru non può non trattenere un ghigno sarcastico.
    L'idea che ora i due abbiano qualcosa di vagamente simile ad una "relazione sentimentale" lo diverte parecchio.

    -...-

    Alicia lo guarda e resta in silenzio.
    C'è qualcosa che vuole sapere, ed il ragazzo purtroppo capisce che deve dargli la risposta che cerca.
    Anche se non sarà piacevole.
    Attirando l'attenzione di un cameriere, Subaru ordina due drink. Se devono discutere di quell'argomento, è bene che lo facciano avendo qualcosa da berci sopra.
    Fissandola negli occhi, il mercenario si sente a disagio.
    Distratta, maniaca del suo lavoro, femminile solo quando si ricorda di dover esserlo i difetti di Alicia sono parecchi.
    Eppure sa che è una brava ragazza. Decisamente una migliore di quanto lui si meriti.
    Un attimo di silenzio, quindi comincia a parlare.

    -Mi hanno comunicato la data della partenza. Domattina all'alba.-
    -E' un peccato. Tra due giorni i miei torneranno in città e... beh... avrei voluto organizzare qualcosa.-
    -Mi spiace, Alicia. Avrei voluto avere avuto più tempo.-

    Lo sguardo di Subaru è tutto fuorché felice. Sa che la ragazza davanti a lui ci teneva a quell'incontro.
    E lui glielo aveva promesso... Almeno prima di venire a conoscenza della nuova missione.
    Non lo rende felice, ma il lavoro è lavoro.
    E ciò che gli hanno comunicato, rappresenta un'occasione che non si ripeterà.
    Ha lavorato per anni, prima di arrivare a tanto.

    -Dove ti manderanno, stavolta?-
    - ...a Merida.Questa volta hanno selezionato proprio me.-

    L'Isola di Merida.
    Non può significare che una cosa, ed Alicia -a giudicare dalla sua espressione- sa cosa Subaru vuole dire.
    Se lo convocano lì, è per addestrarlo a qualcosa che nel PRT non può neanche sperare di saper pilotare.
    Arm Slave. E' a Merida che si diventa membri dell'SRT.
    E' lì che si diventa i migliori agenti della Mithril.

    -E' un bel passo avanti per la tua carriera, lo sai?-

    C'è una punta di soddisfazione nella voce di Alicia. Di orgoglio forse.
    La reazione di Subaru -mentre le porge i drink appena lasciati dal cameriere- è un misto di soddisfazione e rimpianto.
    Si, perché questo vuol dire andarsene da New York. E non per un mese o due... Ma per almeno un anno intero.
    Un tempo incredibilmente lungo da trascorrere lontani dalla persona amata.
    Entrambi sanno che questo momento sarebbe arrivato, prima o poi.
    Solo... Non ora.
    Non così presto.

    -Già. Ma se ti dicessi che la cosa mi rende felice mentirei.-

    Alicia lo guarda, reclinando la testa.
    I capelli -tanto corti da sfiorarle il collo- le calano sulla guancia mentre i suoi occhi scrutano il ragazzo.
    Li socchiude leggermente con aria di rimprovero, quindi si mette a giocare col bicchiere davanti a sé, ora vuoto per metà.
    Con la punta dell'indice lo inclina leggermente, quindi lo fa ruotare su sé stesso un paio di volte prima di degnare il suo interlocutore di una risposta.
    E quando lo fa, appare scocciata..
    png

    -Che stupido... Non abbiamo detto fin dall'inizio quali dovevano essere le priorità? Tsk, uomini...-

    L'espressione stupita di Subaru dura almeno un paio di secondi, prima di soffocare con la mano una risata.
    Scuotendo la testa, si sporge in avanti fino quasi a sfiorare con le labbra l'orecchio di lei.
    E le sussurra una sola frase, divertito.

    -Chissà perché mi aspettavo questa reazione. Sei davvero perfida...-
    -Sono come sono, Subaru. Ma ti aspetterò, almeno per qualche tempo.-

    No, non c'è proprio nulla da fare.
    Il soprannome che le hanno dato, "Dea del Nord" non è scelto a caso.
    Non indica nel suo caso una bellezza sovrannaturale, quanto un caratterefreddo, e che nulla ha a che vedere con quello dei normali esseri umani. Alicia è davvero su un altro piano rispetto a tutti loro.
    Una qualunque ragazza accuserebbe quella notizia, lei -conoscendola- si metterà a lavorare come sempre.
    Probabilmente neppure si renderà conto del trascorrere del tempo.
    Ma in fondo, è anche per questo che lui le vuole bene. Non lo fa apposta, è semplicemente così.
    Strana... E attraente.

    Addirittura per qualche tempo? E' un onore.-

    Probabilmente è così che deve andare.
    La parola "rassegnazione" non pare avere posto nel vocabolario della ragazza, e proprio per questo da parte sua non ci saranno problemi.
    O almeno è quanto Subaru spera.
    A lui invece l'idea di questa forzosa separazione già dispiace.
    Non è mai stato attaccato a qualcuno da quando è entrato nell'esercito della Federazione... Ma le cose cambiano. E' normale, crescendo, voler ritagliarsi un posto nel mondo in cui poter tornare.
    Voler qualcuno da cui poter tornare.
    png

    -Vedi di tornare presto, comunque. Non so quanto ancora potrò tenere buoni i miei....-
    -...Vogliono conoscermi a tal punto?-

    Cos'è quello che è apparso sulle guance di Alicia?
    Rossose? E' forse imbarazzata? E' la prima volta che accade da quando la conosce, un qualcosa di insperato persino nei suoi sogni più remoti.
    Forse... La Dea del Nord sta cominciando a sciogliersi? L'idea di presentarlo alla sua famiglia la mette in imbarazzo?
    Subaru quasi non riesce a crederci. Davanti ad una dimostrazione del genere, quasi comincia a pensare all'idea di darsi malato per quel giorno pur di poter assistere alla scena.
    Rischia grosso, ma stando così le cose... Potrebbe persino valerne la pena!

    -Vogliono essere sicuri che tu esista davvero. Gli risulta impossibile che io possa avere una relazione con qualcuno, e aver fatto loro vedere le nostre foto pare non averli convinti.-
    -*Sigh*-

    Lo sconforto lo assale.
    La testa di Subaru crolla in avanti.
    Chissà perché non se la sente di dare torto ai coniugi Wilson, conoscendo la loro figlia.
    Fosse al loro posto, sarebbe ancora più scettico nei suoi confronti.
    Trameno di ventiquattr'ore deve salpare per Merida.
    Ed è un appuntamento che è bene non mancare.




    Credits


    Edited by Felio86 - 29/8/2012, 17:04
     
    Top
    .
  2.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Reclute
    Posts
    6,178
    Location
    Misaki Town

    Status
    Offline offline



    - II -
    Eddie





    Base federale di Houston
    Ore 5:30 am




    Subaru fece scivolare le dita della mano all'interno della giacca, fino a quando non sentì di aver raggiunto la tasca interna.
    Estraendone una agenda piccola e ingiallita dal tempo, la aprì alla pagina indicata dall'ormai sfilacciato segnalibro: era un oggetto importante per lui, quello.
    In quelle pagine consumate dagli anni, ma ancor più dalla polvere, dal calore e dal sudore vi erano racchiuse molte memorie preziose del periodo trascorso alla Mithril.
    Forse non proprio con tutto, ma di gran parte di quello che c'era lì dentro -dal disegno a carboncino tracciato in fretta e furia dietro la copertina alla macchia d'olio che rendeva illeggibile la metà superiore della decima paginetta- conservava ancora vivida memoria.
    Ricordi belli, ricordi brutti... Perfino memorie che avrebbe volentieri cancellato.
    Sarebbero rimaste lì, impresse, fino a quando quelle pagine avrebbero continuato a esistere. Era un pezzo della sua vita, anzi, un riflesso di una parte significativa della sua vita.
    Avrebbe portato a lungo con sé il suo essere stato parte della Mithril. Un sentimento di appartenenza ben più profondo del semplice indossare quella divisa verde acqua, di pilotare un Arm Slave o di aver fatto parte del team Price.
    I sentimenti che lo legavano a tutte quelle persone, l'ideale che li aveva uniti... Ecco, quello era ciò che si sarebbe davvero portato dietro.
    E proprio quell'ideale avrebbe ricordato ogni volta che avesse scorso quelle pagine piene di appunti, disegni e mille altre cose.

    Tra due pagine, una foto spiegazzata.
    Ah, come dimenticarsela? Seduti su un tavolo di legno, il braccio di Eddie appoggiato sulle sue spalle, entrambi sorridevano quasi fossero tornati bambini.
    Lo zigomo di Subaru era gonfio, l'intero lato destro del suo commilitone cominciava ad assumere un colore violaceo... accidenti se era stata una bella scazzottata quella!
    Assecondandoli, era stata la piccola Tawney a scattare quella foto: non riusciva a ricordare nel corso della sua vita una strigliata come quella che la loro compagna e amica aveva fatto loro immediatamente dopo, costringendoli a firmare un assegno sufficientemente alto da compensare il proprietario per i due tavoli, le sedici sedie, i tre mobili ed un numero fin troppo alto tra bottiglie e bicchieri andati distrutti.
    Tsk, e dire che quella volta non erano neppure stati loro ad iniziare.
    Beh, più o meno...





    Londra, 2305

    Ci sono occasioni in cui divergenze di opinioni possono essere risolte con la diplomazia.
    Un semplice gesto di scuse, o di cedevolezza può risparmiare tante brutte conseguenze.
    Talvolta però ciò non è possibile.
    Come -ad esempio- in ambiente militare quando si va a toccare l'orgoglio di un soldato.
    O anche quando ad essere coinvolto in una rissa è qualcuno della tua squadra. Lì non si tratta semplicemente di "voler" o "non voler" intervenire: è una questione più complessa.
    Quando è in gioco l'onore di un membro del tuo Team, esiste una piccola regola non scritta che equipara la squadra ad ogni suo membro. E viceversa.
    Come è appena successo, le offese rivolte ad un membro, sono offese rivolte al gruppo nella sua totalità.
    E questi bifolchi inglesi se ne stanno accorgendo.
    Nel modo più duro, ovviamente.





    -Eddie, giù!!-

    Al grido segue il rumore gratificante delle mie nocche che impattano sul setto nasale. Quello di qualcun altro, ovviamente.
    L'uomo -un corpulento individuo rosso in volto per il troppo alcool- grugnisce mentre sbatte per la forza del colpo sulla parete alle sue spalle.
    Uno giù, altri cinque in piedi e ostili. Beh, più che "ostili" è il caso di dire "intenzionati a dar loro una bella lezione".
    Nessuno vuole morto nessun altro, non ancora almeno.
    Io ed Eddie contro cinque uomini.
    Uh-oh...
    Se ne è alzato un altro proprio in questo momento. Ora sono sei.
    Maledizione.

    -Grazie ragazzo.-

    La replica di Price è fulminea, quasi quanto il suo pugno.
    Neanche ho il tempo di accorgersene, e già il mio commilitone è davanti all'avversario successivo.
    In una sequenza di colpi da manuale le braccia del mercenario grosse poco menodi una mia gamba volano in avanti raggiungendo stomaco, sterno e faccia dello sfortunato avventore.
    Se quei tizi fossero di meno, neppure avrebbe ragione d'essere chiamata una rissa.
    Sembra più un massacro unilaterale.

    -...-

    E' alto un metro e ottanta, e grosso quanto ci si aspetterebbe da uno della sua famiglia, eppure si muove con l'agilità di un maestro d'arti marziali.
    Eddie Price è un guerriero nato, a differenza di lui e di Jill.
    Una bestia nel combattimento ravvicinato, un cecchino più che discreto con una qualunque arma in mano: non c'è da stupirsi se la Mthril lo ha voluto tra le proprie fila nel momento stesso in cui ha lasciato l'Esercito Federale.
    Fossi stato al loro posto, avrei fatto la stessa scelta.
    E probabilmente, avrei caldeggiato anch'io la sua posizione di Team-leader.
    Quarant'anni appena compiuti, riflessi tanto sviluppati da farmi dubitare che fosse un semplice fantaccino nella sua precedente occupazione.
    Quello è l'addestramento dei corpi speciali, ci potrei scommettere il prossimo stipendio.
    Solo che Eddie è un tipo molto riservato.
    Non parla molto di sé, della sua vita militare intendo.
    Della sua famiglia, in Arizona, conosco praticamente tutti: una volta -lo scorso Novembre- eravamo proprio lì, al termine di una missione.
    Ci credereste? Ci ha invitati a casa sua a trascorrere quei giorni di libera uscita!
    Ed io che credevo che l'ospitalità americana fosse ormai un mito... Se Alicia non mi avesse chiamato il giorno seguente, ho ancora il sospetto che non me ne sarei andato via di lì senza la promessa di tornare nuovamente dai Price.
    E dalla sorellina, ventidue anni scarsi... eh già, il fatto che Eddie mi parli ad ogni occasione di Lysa e delle sue indiscutibili qualità non mi dice assolutamente niente di buono.
    Ora però c'è poco tempo per pensare.

    -...*Huff*-

    A differenza di Uruz 14, non ho esperienza o istinto da vendere. Non sono neppure nell'Esercito -o nella Mithril- da tanto tempo quanto lui.
    Ho un approccio più razionale per quanto riguarda questo genere di situazioni, e proprio per questo mi limito ad applicare scrupolosamente quanto mi hanno insegnato istruttori di certo più capaci di me.
    Ruotando violentemente il peso del corpo, carico la spinta sulla gamba destra, alzando il pesante stivale fino all'altezza del petto della minaccia più vicina.
    Quindi la tendo, bilanciando il repentino cambiamento di peso e equilibrio con entrambe le braccia. Un calcio alto, semplice ma efficace con il timing giusto.

    -Ehi Eddie, non pensi che dovremm-...-

    Vorrei poter concludere la frase, mentre l'attaccabrighe rovina fragorosamente su un tavolo riducendolo ad un ammasso di legno e schegge.
    Vorrei potergli consigliare di andarcene, prima di fare troppi danni. Il tizio che lo ha offeso si trova già per terra, sta cercando di fermare la fuoriuscita di sangue da quella massa informe di cartilagine che era il suo naso.
    Non ricordo esattamente cosa gli abbia detto, ma offendere la sua famiglia e il suo essere americano è qualcosa che non bisogna fare con il buon Price.
    E' un bonaccione, uno con cui si può sempre scherzare... Ma quando perde le staffe diventa difficile da gestire.
    Anche per noi, che siamo i suoi compagni.

    -...oh, merda!-

    Gli altri quattro hanno intuito il pericolo.
    Il più leggero di loro peserà sulle duecento libbre, a dire poco.
    Eppure hanno realizzato che uno contro uno li massacrerebbe.
    Lo stanno tenendo in due.
    E mentre la mia esclamazione risuona nell'aria del pub, un terzo schianta lo sgabello impugnato con entrambe le mani sulla faccia di Eddie.
    Questo è un grosso problema.
    Ora la situazione rischia di degenerare davvero.

    -...Heh, allora se vi ci mettete un graffietto riuscite a farmelo...-

    A parlare -con voce cavernosa- è proprio lui, gli occhi rivolti verso il basso.
    Sputa per terra, la saliva è chiazzata di rosso.
    Poi sorride ferocemente. Ora può fare davvero sul serio.
    Il primo a cadere è quello alla sua destra, per via della testata che gli arriva l'attimo dopo.
    Non lo invidio, dev'essere più o meno come essere colpiti da un mattone in piena faccia.
    Poi tocca all'altro, e a lui le cose vanno leggermente meglio; liberata una mano, Eddie lo afferra, scaraventandolo a quasi quattro metri di distanza direttamente dietro al balcone.
    Non oso immaginare quanto ci verrà a costare tutto questo... Ma a questo ci penserò dopo.
    Se Uruz 14 si accorgesse che mi sono fermato a guardare la scena, coglierebbe di certo l'occasione per farmelo pesare a giochi finiti.
    E poi non voglio lasciargli tutto il divertimento.
    Ne restano ancora quattro, tra quelli in piedi e quelli che si sono rialzati.
    O noi o loro, semplice no?





    Credits


    Edited by Felio86 - 29/8/2012, 17:05
     
    Top
    .
  3.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Reclute
    Posts
    6,178
    Location
    Misaki Town

    Status
    Offline offline



    - III -
    Jill





    Base federale di Houston
    Ore 5:30 am




    Le pagine del quaderno continuavano a scorrere, e i ricordi con esse.
    Aveva lasciato così tanto di sé alla Mithril? Abbastanza da tornare a domandarsi se davvero aveva fatto la scelta giusta?
    Non aveva modo di saperlo, non lì almeno.
    Di certo però gli sarebbero mancati tanto i suoi compagni d'arme.
    Eddie... E Jill.
    I suoi inseparabili compagni di missione, amici nella vita di tutti i giorni. Ed ora incredibilmente lontani.
    Ci sarebbe voluto del tempo per abituarsi a quel vuoto.
    Il polpastrello dell'indice del mercenario scivolò lungo il bordo di pelle della copertiina.
    Stava cercando qualcosa, qualcosa che sembrò trovare nel momento in cui avvertì l'inizio della tasca interna dell'abito del quadernetto.
    Erano ancora lì.
    Le loro piastrine, dategli meno di tre giorni addietro.
    Rimirandole alla luce fredda dell'imbarcazione, Subaru sprofondò nel silenzio.
    Come scordarsi quella conversazione?




    Isola di Merida, 2307

    La porta del Comandante Testarossa si chiude alle mie spalle.
    E' stata una chiacchierata breve, e molto più tranquilla di quanto mi aspettassi.
    Ha ascoltato quello che avevo da dire. Poi ha sospirato, e in quel momento ho capito: c'è molto di cui vorrebbe parlare, ma evidentemente il suo ruolo glielo impedisce.
    Non la invidio proprio, essere a capo della Divisione del Pacifico implica il venire a conoscenza di troppe cose impossibili da condividere con chi ti circonda.
    Una responsabilità che non vorrei mai avere.
    Proprio per questo ho rassegnato le mie dimissioni. Da due giorni a partire da oggi non sarò più un soldato della Mithril.
    Torno ad essere un civile. Anzi -peggio ancora- un mercenario senza bandiera.
    Il pensiero quasi mi provoca le vertigini.
    Finora ho vissuto sotto gli ordini di qualcuno, la Federazione prima e la Mithril poi.
    Tutto sommato non mi è andata male... Ma voglio qualcosa di più.
    Voglio essere sicuro di giocare dalla parte dei buoni, stavolta.

    png

    Faccio due passi nel corridoio, poi mi blocco.
    Appoggiata ad una parete a braccia conserte c'è una ragazza.
    Porta davvero bene i suoi ventiquattro anni, e se non fosse per il suo sguardo sempre a metà tra il triste e l'inespressivo sarebbe davvero bella.
    Jill Tawney. O Uruz 16 quando siamo in missione.
    Capelli neri, occhi talmente profondi che potrestici specchiarti dentro... Ed un fisico che tradisce la sua occupazione di sempre: per quanto aggraziata e snella possa essere, i muscoli ci sono. E si vedono.
    Una soldatessa coi fiocchi... E -sicuramente- la mia migliore amica e confidente in questo piccolo e isolato mondo.

    -Eddie ha saputo della tua decisione poco fa. E' meglio che non vi sentiate per qualche tempo.-

    La conversazione comincia così.
    Se c'è un aggettivo che ben descrive Tawney, è "diretta".
    A volte mi sorprende di quanto velocemente le notizie girino in questo ambiente. Per quanto strano sia, nel mondo militare c'è più gossip persino di quello della moda: non sono passate neanche due ore da quando ho cominciato a salutare quelle due-tre persone che dovevano essere messe al corrente della cosa.
    Lei ed Eddie avrebbero dovuto essere i prossimi.

    -Non... non ha preso molto bene la cosa.-

    Questa è una brutta notizia.
    Ho un paio di cose da recuperare dall'alloggio di Eddie -libri, perlopiù- ma aspetterò un paio di settimane almeno prima di chiamarlo per farmeli spedire.
    Ci tengo al setto nasale... E non ho dubbi che se il vecchio Price è arrabbiato anche solo la metà di quanto l'espressione di Jill suggerisce, non sarà la sola parte di me a rischiare grosso.
    Non ci tengo a finire ancora all'ospedale.
    Non dopo essere stato dimesso da poche settimane, comunque.
    Fino a questo momento la ragazza non ha detto ancora una parola su di sé.
    Ma non ce n'è bisogno. Quello che prova posso leggerglielo negli occhi.
    Tristezza, incredulità... e delusione.
    Questa è la parte più dura degli addii. Specialmente quando sei tu a troncare un rapporto -di fiducia, di lavoro, di amicizia- che dura da anni ormai.

    -Capisco. Mi aspettavo una reazione del genere, in fondo.-

    Peccato che aspettarsi qualcosa non corrisponda al viverlo in prima persona.
    Sapevo che sarebbe stata dura. Non immaginavo tanto così, però.
    Eppure, è il risultato di una decisione maturata nel corso di mesi. Prima ancora dell'incidente, prima ancora della convalescenza. Ora, tra un mese o tra dieci anni non sarebbe cambiato nulla... Anzi, forse sarebbe stato peggio.
    Ho scelto una strada diversa, per il mio e per il loro bene.

    -Atsuta... E' vero allora? Te ne vai davvero?-
    -Si, Jill. Se restassi, lo farei con dei dubbi troppo grossi per poter svolgere la mia parte di lavoro.-

    png

    Quando sei sul campo di battaglia non puoi permetterti errori, o distrazioni.
    E il dubbio se l'organizzazione per conto di cui stai sparando merita davvero la tua fiducia è qualcosa che può fare la differenza tra la vita e la morte.
    No... Non è solo quello il problema.
    E' che la vita e la morte di cui si parla potrebbero essere quelle di qualcun altro.
    Qualcuno a cui tieni, e della cui dipartita rischi di incolparti per il resto dei tuoi giorni.
    Ho vissuto fino a questo momento con una sola certezza: che se qualcosa fosse andato storto, almeno non avrei avuto niente da rimproverarmi.
    Ora non è più così. Non basta più addestrarsi fino quasi a sputare sangue (e a volte accade davvero!), controllare che l'equipaggiamento funzioni in maniera ottimale ed essere pronti ad affrontare tutto ciò che questo mondo belligerante ha da tirarti contro.
    Non quando il peggior nemico te lo porti dentro.
    E ti inchioda peggio che essere trattenuti da tante catene.
    Gran brutta cosa, il dubbio.

    -...-

    Jill resta in silenzio.
    Vorrebbe dire chissà quante cose, è chiaro. Ma mi conosce, e sa che non è una decisione -questa- presa sul momento.
    Non glie ne ho mai parlato, ma sono certo che se lo aspettasse. Parla poco, ma in compenso è molto brava nel comprendere gli stati d'animo di chi la circonda: inoltre, non penso sia stato difficile notare quanto negli ultimi mesi mi sia posto interrogativi che un membro degli Uruz difficilmente arriverebbe a pensare.
    Interrogativi che lei -suppongo- non condivide.

    -Non pretendo che capiate le mie motivazioni... Ma sappi che mi mancherete. Tutti.-
    -...Anche tu. Non sarà più la stessa cosa senza te in giro.-

    Non posso negarlo: sentirla parlare così scalda il cuore.
    Non sarà di molte parole Jill, ma quelle che usa le sa scegliere con cura.
    Cosa succederà una volta che me ne sarò andato? Verrà chiamato un altro Uruz 15, probabilmente sarà lo stesso Eddie a sceglierlo in uno dei tanti campi addestramento associati alla Mithril sparsi per il mondo.
    Sarà un Federale? Uno di Orb? O qualcuno di esterno?
    Quel che è certo è che gli ci vorrà parecchio tempo per acclimatarsi.
    E ad imparare cosa non dire mai in presenza di Jill o Eddie, se non si vuole farli arrabbiare.

    -Ah, Subaru...-

    Tawney mi scuote dai miei pensieri, attirando l'attenzione sulla mano chiusa a pugno che allunga verso di me.
    C'è qualcosa dentro, qualcosa che sembra voglia porgermi.
    Di cosa si tratta?

    -...Tieni.-

    Apro la mano sotto la sua, per vedere il piccolo pugno schiudersi e lasciare cadere qualcosa di leggero tra le mie dita.
    E' qualcosa che conosco bene.
    Piastrine militari. Due, per la precisione.
    Non sono due targhette qualsiasi. I nomi "Jill Tawney" ed "Eddie Price" non sono molto comuni, impossibile non ricondurle ai due oggetti forse più preziosi e carichi di ricordi nella vita dei suoi due commilitoni.
    Scuoto la testa incredulo.
    Posso capire lei... Ma persino Eddie?

    -Ma questi... Cosa significa, Jill?.-

    La ragazza mi guarda, con tutta la serietà di cui è capace.
    Le dita strette attorno alle due piastrine, resto in silenzio.
    Per quelli come noi, cedere quella piccola lamina di metallo ha un valore ben più che materiale.
    Si duplicano senza troppo sforzo, non è nella loro unicità la questione: per come la interpreto io, donare a qualcuno una piastrina equivale a cedergli una parte di sé, dei propri ricordi.
    Sotto questo aspetto, il messaggio è chiarissimo.

    png

    -Per non dimenticare chi sei, Uruz 15.-

    Già.
    Una parte di me resterà sempre alla Mithril, nelle memorie delle persone con cui ho condiviso tanti ricordi, a fianco delle quali ho rischiato la vita.
    Ci sarà sempre un frammento di Uruz 15 nell'individuo Subaru Atsuta.
    E' una verità dalla quale non posso scappare.

    -Non lo dimenticherò. Te lo prometto.-

    Così dico, mentre rispondo al saluto militare con cui ci separiamo.
    Mi mancherà, mi mancheranno tutti loro.
    Eppure è giusto così.
    Gli Uruz 14, 15 e 16 sono ancora assieme, e non solo per via di queste vecchie piastrine colorate dal tempo.
    Una squadra può sciogliersi, ma ciò che ha rappresentato è destinato a perdurare nel tempo.
    E mentre la sagoma di Jill Tawney scompare alla fine del corridoio, rifletto.
    Su questi due anni, due anni che sono -davvero- volati via.






    Credits


    Edited by Felio86 - 29/8/2012, 17:06
     
    Top
    .
  4.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Reclute
    Posts
    6,178
    Location
    Misaki Town

    Status
    Offline offline



    - IV -
    Uruz 15





    Base federale di Houston
    Ore 5:30 am




    A volte, riflettendoci, Subaru finiva per sorprendersi di come potesse essere ancora vivo dopo tutto quello che gli era capitato in quegli anni.
    Abilità o fortuna sfacciata? Spesso se lo chiedeva, ma dal momento che anche la fortuna era considerata alla stregua di un talento per quelli come lui, si ritrovava ad un punto morto.
    Fatto era che molti piloti più bravi, capaci o esperti di lui erano morti... E lui era ancora lì, al suo posto.
    La vita era ingiusta, ma di certo era l'ultimo che si sarebbe venuto a lamentare. Se era arrivato sin oa quel punto, aveva tutta l'intenzione di continuare a sopravvivere specialmente e soprattutto ora che non avrebbe più dovuto affrontare situazioni pericolose come quelle capitategli al servizio della Mithril.
    E accidenti se gliene erano capitate, in quegli anni: oramai le volte che un proiettile, una scheggia o un'arma a raggi lo avevano mancato per pochissimi centimetri non stava più neanche a contarle.
    Ed una sola di esse sarebbe bastata a fare di lui nient'altro che una massa organica con nessun'altra funzione che concimare l'ambiente circostante.
    Lui. Morto.
    No, non riusciva neanche a pensarci...
    Anche se mai c'era andato vicino quanto quella volta in Afghanistan, con Jill ed Eddie.
    Pensandoci, ancora gli tremavano le mani.




    Afghanistan, 2307

    Riaprendo gli occhi, dapprima non vedo nulla attorno a me.
    Poi comincio a realizzare, e focalizzo almeno una decina di piccole luci lampeggianti perlopiù di un azzurro innaturale.
    Sono spie, ed il fatto che lampeggino non indica niente di buono. Il sistema dell'AS in cui mi trovo è in reboot, ci vorranno almeno una decina di minuti prima di riprendere la piena funzionalità.
    Ah, giusto.
    Sono seduto, ma la gravità non funziona come dovrebbe.
    O forse sono semplicemente io ad essere in una posizione sbagliata.
    Se non fosse per i sistemi di sicurezza, a quest'ora sarei cascato in avanti, sbattendo probabilmente la faccia sulla parete davanti a me.
    Non devo essere caduto bene, decisamente no.

    png

    -*Anf* ...Uruz 14, Uruz 16 mi ricevete? -

    Faccio un tentativo, sperando che almeno la radio sia già attiva.
    Il sistema di comunicazioni è uno dei punti di forza del Gernsback, e considerata la distanza che mi separa dagli altri membri del team, anche qui in Afghanistan la ricezione non dovrebbe rappresentare un problema.
    Incredibile a dirsi, ricevo risposta.
    Seguita da un sibilo (probabilmente un eco del sistema di raffreddamento del suo AS) la voce di Jill Tawney risuona attorno a me.

    -Uff... Forte e chiaro, Uruz 15. Bersaglio a terra, confermi?.-

    Se esiste un Mobile Suit può andare avanti con la metà superiore del corpo liquefatta, di certo non si tratta di quello che fino a qualche secondo prima si trovava davanti a me.
    Brutte bestie, specialmente da affrontare con i nostri Arm Slave. Sono più grossi, meglio corazzati e dotati di equipaggiamenti di calibro più grosso. Un colpo di quelli, e uno dei nostri AS è spacciato.
    In effetti... Sono ancora vivo.
    E questo è strano.

    -Confermo, Uruz 16. Il bastardo è distrutto... "Anf"... -

    Ansimo profondamente, mentre il sudore comincia a rendere fastidiosa la tuta da pilota che indosso. Col caldo che fa là fuori, questo completo rivestito di placche di materiale ceramico non è la cosa migliore che si può indossare.
    Beh, c'era l'aria condizionata nell'M9.
    C'era.

    -Ancora non riesco a crederci, quei bastardi avevano uno Zaku... Le informazioni non ci avevano segnalato niente di così grosso! Beh, buon lavoro, ragazzi...-

    Ecco, questo era un bel problema.
    Siamo arrivati qui in tre, il team di Price al completo, aspettandoci di dover soprrimere una base terroristica dotata di equipaggiamenti standard.
    Qualche tank, delle Jeep... Ed una decina di Savage.
    Non ci aspettavamo che possedessero un Mobile Suit. Soltanto un vecchio Zaku, ma era stato abbastanza per farci sudare freddo.

    E' quello il problema dei terroristi.
    Non hanno in genere grosse risorse, ma proprio per quello riescono ad essere imprevedibili. A volte ti capita il gruppo che ti affronta con pistole e fucili... Altre invece scopri che qualcuno di loro ha avuto accesso ad un giro particolarmente pericoloso di un qualche mercato nero mediorientale.
    E lì te ne rendi conto dal fatto che ciò che ti trovi davanti ti coglie alla sprovvista.
    Perché non c'è modo di sapere su cosa un gruppo di disperati è in grado di mettere le mani, se per caso riesce a trovare i contatti giusti.
    A volte sono Savage, vecchi Bunshell1, qualche Labor. Modelli piccoli e relativamente poco costosi.
    Poi ci sono mezzi più grossi, come i MS: ancora li contieni (sarebbe strano il contrario, viste le capacità dei nostri M9) ma devi già essere pronto al peggio... Ma la situazione può essere addirittura più grama di così.
    Valkyrie ed Aestevalis -ad esempio- sono problematici anche se come dimensioni risultano i primi poco più alti di un Savage, mentre i secondi non arrivano neppure al bacino di un M9.
    Veloci, quasi imprendibili e, nel caso degli ultimi, dotati di scudi fin troppo efficaci: c'è qualcosa nel nostro armamento in grado di superare una simile protezione?

    Sono un pilota di Arm Slave, eppure ogni volta mi stupisco di quanto piccola sia la mia visione del mondo. Finora sono stato precchio fortunato, ma non è così assurdo trovare nemici alla guida di macchine più grosse, veloci, pericolose o anche tutte e tre le cose assieme di uno dei nostri mezzi.
    Non siamo invincibili, noi della Mithril.
    Era un vecchio modello, uno Zaku I. Lento, goffo... Ma abbastanza poderoso da schiacciare il mio M9 con facilità e sufficientemente corazzato da scrollarsi di dosso tutto ciò che avevo in dotazione.
    Ci sarebbero voluti dei missili.
    O quantomeno il nostro fidato "Bofors"2
    Certo, in qualche modo ce l'abbiamo fatta e siamo sopravvissuti per poterlo raccontare nel rapporto... Ma è l'ultima volta che affronto uno di quei colossi senza adeguato supporto!!
    Diavolo, dover fare da esca evitandone i colpi metre Jill si occupava dei pesci piccoli ed Eddie sfrecciava alla massima velocità a recuperare l'armamento pesante è qualcosa che mi sarei volentieri risparmiato.
    Non ne sono uscito indenne, ovviamente.
    Gli Arm Slave non sono fatti per combattere alla pari con bestioni alti... quanto gli avevano insegnato?
    Ah si. Diciotto metri.
    Più del doppio del suo AS.

    -Uruz 15, rapporto danni..-

    Provo a premere qualche pulsante, ma la maggior parte di essi rimane inerte.
    Allora tento un approccio diverso: tiro una leva seminascosta alla mia destra e -dopo un paio di rrimbombi e stridii- muovo uno per uno tutti e quattro gli arti.
    Due rispondono bene, altri scivolano a vuoto, facilmente e senza sforzo.
    E questo è un enorme problema.

    -Faccio prima a dirti cosa è rimasto operativo... *Anf*...-

    png

    Vorrei rispondergli in tono più pacato, ma la tensione mi colora la voce con una sfumatura che avrei volentieri evitato.
    In testa, un campanello d'allarme continua a suonare "pericolo".
    D'altronde, come restare tranquilli quando si è bloccati nel torace metallico di una bestia alta otto metri e mezzo?

    -Subaru... Quanto è grave la situazione?.-

    Gli spiego come sono andate le cose, almeno fino a dove sono in grado di ricostruirle.
    Riassumendo, la cosa è stata molto veloce.
    Nel momento in cui lo Zaku è comparso, Jill è arretrata lasciando a me l'ingrato compito di tenerlo in stallo fino a quando Eddie -il nostro caposquadra- non vi avesse provveduto mediante il lanciamissili in dotazione... Lasciato assieme al resto dell'equipaggiamento al punto di randez-vouz ad un miglio da lì.
    Sono stati i settantotto secondi più lunghi della mia vita.
    Prima mi sono riparato dietro l'ultimo dei Savage rimasti integri.
    Ci ha pensato lo Zaku, col suo mitragliatore da 105mm: neppure si è accorto di cosa stava succedendo, il pilota di quell'AS.
    Mirando al Mono-Eye, ho svuotato il caricatore del GDC-B, e credo di averlo danneggiato almeno in parte... In fondo sono comunque confetti da 40mm, un po' deve averli sentiti!
    Tuttavia "danneggiato" non corrisponde proprio a "distrutto".
    E infatti ha continuato a sparare. Poi quando ha finito i colpi, ha estratto la Heat Hawk.
    Dannazione... Quell'affare è enorme, e se mi avesse raggiunto ci avrebbe diviso a metà, come minimo.
    Io e l'M9, intendo.

    -*Anf*... Subito prima che il Javelin3 lo centrasse, quel fottuto Zaku mi ha preso. Un colpo di Heat Hawk... *Anf*...Braccio e gamba del mio M9 devono essere da qualche parte là fuori, magari riuscite a trovarli. -

    Provo a smorzare i toni della conversazione, simulando una risata che però mi esce troppo nervosa.
    Centinaia, forse miliaia di piloti sono morti per un colpo del genere.
    E a me ha preso solo di striscio, tanto però da affondare negli arti del Gernsback come se fosse butto.
    Se la punta della lama avesse raggiunto il reattore al palladio...
    ...no, non voglio neppure pensarci. Non può più farlo, per fortuna.
    Eddie l'ha preso con l'arma più grossa a nostra disposizione, un missile tanto potente da averne vaporizzato testa, spalle e da averlo spedito addirittura oltre il mio M9 per la violenza dell'impatto.
    Un tiro da manuale, seppure aiutato dal sistema di puntamento laser.

    -...pensi di farcela? Dimmi la verità..-

    Sorrido. In effetti non è strano che me lo chieda la piccola Jill.
    Questo tono di voce, con una punta di disperazione le sta incredibilmente bene... Accidenti, dovrebbe davvero fare l'attrice.
    Mi porto una mano sulla tempia, laddove ho sbattuto contro una lamina di metallo.
    C'è sangue, pochissimo per fortuna.
    Un graffio a dire tanto.

    -Heh... Ho sempre voluto fare una battuta drammatica, ma non è questo il caso. Qui è un gran casino, ma sto bene. Il Reattore al Palladio sembra intatto. -


    Se continuassi la recita, non me lo perdonerebbero mai. Al loro posto farei lo stesso.
    In effetti, se il Reattore fosse stato danneggiato la reazione termica risultante avrebbe già reso rovente la piattaforma di comando, cuocendomi vivo prima ancora dell'esplosione.
    Ma così non è stato, chi ha progettato il Gernsback si merita un brindisi appena riesco a tornare a Merida.
    Che dire? Ora devo solo trovare il modo di uscire di qui... Cosa non facile, visto che mi trovo nel bel mezzo di una base terroristica. Se ci fossero sopravvissuti, la cosa si potrebbe davvero complicare, viste le mie attuali condizioni.

    -Non vi sto piovendo addosso a pezzi, quindi suppongo si sia semplicemente spento. -

    Già, di solito funziona così con gli AS. Ne ho visti di Gernsback messi peggio del mio, alcuni sono stati addirittura disassemblati tanto era stato violento il colpo che li aveva distrutti... Ma in genere esplosioni del reattore erano davvero rare.
    Quei piccoli gioielli tecnologici tendevano a spegnersi forzatamente alla prima avvisaglia di pericolo.

    -Ce la fai a uscire?.-

    In tutta risposta, provo ad aprire il sistema di sbarre che mi tiene bloccato nell'attuale posizione.
    Ovviamente non si muove. E' deformato in tre/quattro punti, più almeno un altro che dalla mia attuale posizione non riesco a identificare.
    Che seccatura... Sarò lo zimbello della base, se questa storia diventa di dominio pubblico!
    Imprecando tra i denti, con tono sconfortato avviso gli altri della situazione.


    -Negativo. Il meccanismo di apertura è bloccato. Dovrete aprire voi la lattina... Ma sbrigatevi, senz'aria condizionata qui è un vero forno. -

    Ora che la tensione si è quantomeno allentata, la voce di Eddie suona già più rilassata di prima.
    A differenza di Jill si scompone molto poco, ma ormai lo conosco da tanto tempo da riuscire facilmente a capire quel che pensa quando mi rivolge la parola.
    Perdermi oggi sarebbe stato devastante per loro... Così come se avessimo perso Jill o Eddie, difficilmente avrei potuto riprendermi dallo Shock.
    Ci conosciamo da tanto tempo ormai, ed il legame che ci unisce è divenuto un'arma a doppio taglio.
    Non riuscirei a immaginarmi questo team, se vi fosse qualcuno di diverso.

    -Ricevuto Uruz 15, stiamo arrivando. ah, comincia a preparare il conto... Lo presenti tu al Comandante, arrivati alla base..-

    Ehi, questo è un colpo basso.
    Me la ricordo bene l'espressione del comandante Testarossa, quando la nota spese supera le sei cifre.
    Il Comandante -seduta nel proprio ufficio- ti guarda, poi guarda il resoconto di missione, poi ti guarda ancora.
    E gli occhioni grigi cominciano a riempirsi di lacrime... Seriamente, è impossibile non sentirsi in colpa vedendola così!
    Ma la cosa peggiore viene dopo.
    Una volta uscito dall'ufficio, sono gli sguardi carichi d'odio del resto del personale a pesarti davvero.
    In realtà di odio non ce n'è proprio punto, ma come rinunciare a fare sentire in colpa -se non c'è scappato il morto, ovviamente- il malcapitato di turno per aver fatto piangere il nostro neanche diciottenne comandante dai lunghi capelli argentati?
    Eh si... Siamo davvero una banda d'idioti, quando la situazione non è davvero seria.

    -Uruz 14, Uruz 16... -

    -Si, Uruz 15?.-

    Lascio passare un paio di secondi prima di replicare.
    Poi, trattenendo a malapena una risata, mi limito ad un commento che vorrebbe suonare freddo e impersonale ma che potrebbe benissimo uscire alla fine di una serata a bere birra e a raccontarsi battute stupide.
    Sono contento di essere vivo.
    Tutto qui.

    -Vi odio. -











    [1]M6 Bunshell - AS di seconda generazione di origine americana. Più goffo e lento di un Gernsback, richiede un addestramento assai meno accurato di quest'ultimo.

    [2] Bofors ASG96-B 57mm smooth-bore gun - Armamento esterno in dotazione agli M9 Gernsback

    [3] Raytheon/General Electric K1 "Javelin" ultra high-speed missile - Armamento esterno in dotazione agli M9 Gernsback









    Credits


    Edited by Felio86 - 20/11/2012, 11:43
     
    Top
    .
  5.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Reclute
    Posts
    6,178
    Location
    Misaki Town

    Status
    Offline offline



    - V -
    Lambda Driver / I





    Base federale di Houston
    Ore 5:30 am




    Verso la fine, tra le pagine del quaderno c'era un foglio piegato in quattro.
    Una copia della sua ultima cartella clinica, risalente a diversi mesi addietro. Era trascorso quasi un anno dalla missione in Medio oriente ma ancora non poteva dire di essersi completamente rimesso: al diavolo... Piloti con anche il triplo delle sue ore di pratica erano stati recuperati dalle carcasse dei propri mezzi con delle pinze da quanto poco era rimasto di loro.
    Eppure lui e i suoi compagni se l'erano cavata.
    Il termine "fortuna" non era abbastanza per descrivere quanto assurde fossero state le circostanze che avevano permesso a tutti e tre di cavarsela sani e salvi.
    Vivi, in effetti... Ma sani decisamente no.

    Una settimana sul De Danaan, altre tre di riabilitazione in una clinica a New York (Alicia non era stata contenta di vederlo tornare in quello stato, proprio no) e l'essere relegato ad operazioni a basso rischio per altri tre-quattro mesi non potevano definirsi un prezzo irrisorio da pagare.
    Né era andata meglio a Jill e a Eddie, l'una con il braccio destro rotto in due punti e l'altro quasi rimastoci secco per la massiccia perdita di sangue.
    Fottuti Codarl. Fottuto Lambda Driver.
    Com'era possibile che al mondo circolassero tecnologie come quella, in grado di rendere l'ultimo dei piloti in grado di schiacciare un M9 con la stessa facilità di una lattina vuota?
    Il ricordo lo tormentava ancora.
    Era una tecnologia quella che non avrebbe dovuto esistere in primo luogo.




    Zona di guerra civile, 2306

    E' davvero giunto il mio momento?
    La situazione è drammatica, questo lo capisco bene.
    Illuminato dalla luce azzurrina degli schermi di cui mi circondo, il cockpit del mio M9 non riesce a isolarmi totalmente dall'inferno che c'è fuori.
    Una particolarità dei piloti di AS probabilmente, o forse una naturale conseguenza del sistema semi-master-slave: cominci pian piano a "sentirlo" l'ambiente attorno.
    Siamo sotto una pioggia di proiettili, impegnati su una spiaggia in una delle aree geografiche più pericolose del pianeta.
    Odio il Medio oriente.
    Mai avuti bei ricordi di questo posto.

    png

    -Uruz 14 a Comando centrale, siamo sotto attacco... ripeto, Uruz 14 a Comando, siamo sotto attacco...-

    Il gracchiare del comunicatore non riesce a nascondere il tremito nella voce di Eddie Price. A qualche metro da me, semiriparato dalla mezza carcassa di un cingolato.
    Heh, per assurdo se l'esplosione che lo ha coinvolto non lo avesse dilaniato quasi per metà facendo affossare il cingolato superstite ora non avremmo neppure un riparo.
    E' una situazione di merda, la peggiore in cui mi sia mai trovato.
    L'urto di almeno tre proiettili sul braccio del mio M9 arriva fino a me.
    La corazza sembra aver retto, per ora.

    -Qui Jackson, richiedo aiuto... Ripeto, richiedo aiuto immediato!-

    Dannazione.
    Gli altri ragazzi, quelli della Divisione dell'Oceano Indiano sono messi male almeno quanto noi.
    Difficile pensare al contrario, viste le forze in gioco.
    Zy-98 Shadows. Un intero plotone dei più recenti e letali Arm Slave russi.
    Uscirne vivi sarà un miracolo.
    Mentre faccio sporgere il mio M9 dalla copertura vomitando una pioggia di proiettili dal punto in cui ho dedotto ci stiano sparando, non posso fare a meno di pormi una domanda.
    Chi diavolo sono?
    Il loro assalto è stato perfetto, ed è chiaro che si aspettavano la nostra presenza.
    Celati in un cargo a poca distanza dalla riva, hanno annichilito almeno un terzo della nostra forza prima ancora che potessimo rendercene conto.
    Per quanto mi riguarda, devo l'essere ancora vivo all'essermi trovato con gli altri del Team Pacifico in cima alla colonna di corazzati.
    Corazzati che avremmo dovuto proteggere.
    Avremmo dovuto, appunto.

    -Qui Uruz 14, ricevuto! Subaru, Jill. Andate!-

    Scarico una ventina di colpi ancora, prima di portarmi nuovamente in copertura.
    E con questo il primo caricatore se ne è andato.
    Magnifico.
    Ho visto un paio di Shadows a terra, uno buttato giù da Eddie e l'altro colpito al torso da un colpo fortunato appena prima di mettere piede in spiaggia.
    Dei nostri ne ho contati almeno tre, tutti dell'altro Team.
    Bravi ragazzi, nonostante la rivalità tra le nostre Divisioni ci stavamo simpatici.
    Non meritavano di morire.

    -Uruz 14, non puoi tenerli a bada da solo, è una follia!-

    Cambiando il caricatore (e farlo fare al proprio Arm Slave non è mai semplice), replico a Eddie quel che penso.
    Sto sbagliando, e ne sono consapevole.
    In missione, ciò che Uruz 14 dice è legge. Rischio grosso per questo.

    -Obbedisci, Uruz 15! La situazione è già complicata senza che ti ci metta pure tu.-

    Ciò che sento dalla radio mi strappa un sorriso amaro.
    Posso "sentirne" cinque. I sensori me ne indicano tre, ma sono sicuro che il volume di fuoco che ci sta tenendo inchiodati proviene da non meno di cinque armi da altrettante posizioni.
    Eddie può guadagnare un po' di tempo, ma basterà che gli se ne avvicini uno e tutto finirà subito.
    Altri spari.
    E due spie alla mia sinistra si illuminano.
    Sono allarmi di qualche genere, ma non riesco a concentrarmi abbastanza per ricordarmi cosa vogliano dire.
    Tutta la mia attenzione è rivolta agli schermi davanti a me.

    -Aye, sir... Vedi di non morire, Eddie-

    La schiena d'acciaio poggiata sul metallo ancora caldo del cingolato, chiudo gli occhi per un attimo.
    Devo cogliere il timing giusto.
    Se sbaglio, il rischio di venire colto alle spalle dalle raffiche dei loro AK-871: inutile dire cosa accadrebbe in quel caso.
    Tocco un paio di volte il piccolo schermo delle radiocomunicazioni.
    Anche lei è pronta.

    -Jill, con me!-
    -Ti seguo, Uruz 15-











    [1]AK-87 Gatling gun in dotazione ai nuovi modelli Zy-98 Shadow







    Credits
     
    Top
    .
  6.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Reclute
    Posts
    6,178
    Location
    Misaki Town

    Status
    Offline offline




    - VI -
    Lambda Driver / II




    Zona di guerra civile, 2306

    Tra noi e ciò che rimane del Team di Jackson ci sono due-trecento metri circa.
    Non ci siamo spostati dall'inizio dell'attacco, sono gli Shadows che gli hanno spinti indietro.
    C'era uno sperone di roccia che abbiamo passato: impossibile pensare che non siano arretrati verso una postazione meglio difendibile.
    Eddie fa il suo dovere, ed i proiettili da 40mm costringono i nostri aggressori a mettersi in copertura.
    Secondi preziosi, che probabilmente ci hanno salvato la vita.
    Corriamo, corriamo più velocemente di quanto abbiamo mai fatto durante gli addestramenti.
    E' probabilmente per questo che il primo impatto colpisce la spalla del mio M9 quando già Jill è fuori dalla loro visuale.
    Si tratta soltanto della spalla. Il danno non è neppure grave.
    A questo penso mentre scivolo con la grazia di cui può disporre un Gernsback oltre la linea di sicurezza che Uruz 14 è in grado di fornirci.
    Quanto a lungo riuscirà a tenerla, questo è qualcosa che dipende solo da lui ormai.
    Stringendo i denti, costringo la meraviglia tecnologica che mi circonda a rialzarsi.
    L'armatura è danneggiata in vari punti, le munizioni sono a poco più della metà.
    E non abbiamo garanzie che Jackson sia ancora in vita.
    Merda.


    -Jackson, qui Uruz 15... Mi ricevi, passo? Jackson rispondi, passo!-


    Scariche statiche per niente incoraggianti mi arrivano in risposta: i membri dell'altra squadra sono in tre, incluso il caposquadra... Sono tutti veterani, dovrebbero essere in grado di tenere impiegati gli Shadow almeno per un paio di minuti.
    Jill è davanti a me, e continua a restarci per tutto il tragitto: passiamo i resti fumanti di quelli che un tempo erano veicoli, e non posso fare a meno di scorgere almeno una dozzina di sagome avvolte dalle fiamme per terra.
    Corpi umani, quasi certamente gente dell'ONU.
    Spero non abbiano sofferto. Non troppo almeno.


    -Dannazione, Jackson! Sei ancora operativo? Jackson!!-
    -Rallenta Uruz 15... I miei sensori segnalano qualcosa, oltre quel crinale.-


    Non mi piace. Non mi piace proprio per niente: mentre la AI mi aiuta a bilanciare la decelerazione del mezzo, faccio accucciare l'M9 subito imitato da Jill.
    Siamo subito dietro ad una grossa duna, ed a giudicare dalle colonne di fumo che possiamo vedere alzarsi in cielo oltre questa deve esserci il luogo dello scontro tra Jackson ed il resto dei nostri assalitori.
    Nessun rumore di spari. Niente di niente.
    Getto un'occhiata nervosa ai vari schermi che mi circondano in cerca di risposte. Niente, le interferenze sono troppe per poter determinare anche solo la presenza di nemici: tra il calore e la sabbia del deserto, le esplosioni attorno a noi e il probabile jamming ad opera degli assalitori è un miracolo che ancora riusciamo a percepire qualcosa.
    Nonostante la temperatura regolata dall'AI di bordo sono un bagno di sudore, senza contare i muscoli in fiamme: non riesco a muovermi con l'agilità che vorrei, ed il sapere che questo sarà il mio ultimo combattimento non aiuta affatto.
    Dannazione.
    Li abbatterò tutti: non posso permettermi di morire oggi.


    -Jill?-
    -Il segnale è sparito. Non riesco a rilevare nient'altro...-


    Il respiro si fa sempre più affannoso mentre sporgo la testa del Gernsback oltre la duna: temo già di sapere cosa vedrò oltre di essa, ma la possibilità che ciò che hanno affrontato i ragazzi del Pacifico sia ancora nelle vicinanze è troppo reale per poter essere ignorata.
    stringo i denti e imprimo un minimo di forza necessaria alle gambe, movimento che l'AI interpreta immediatamente sollevando di pochi metri il torso dell'M9.
    Così vedo l'area sottostante.
    Ma neppure l'essermi preparato al peggio è abbastanza per affrontare ciò che vedo.
    Il mezzo di Jackson è lì, così come quelli dei suoi compagni.
    E tutti e tre sono a terra, fatti a pezzi.


    -E' uno scherzo... vero?-


    subaru0001

    Gli Arm Slave sono mecha resistenti: ne ho visti tanti ridotti male, con braccia e gambe staccate e ancora in grado di reggere il confronto con svariati mezzi corazzati.
    Per danneggiarli fino a quel punto di solito servono armi di grosso calibro, missili o armi ad energia di adeguata potenza: mai però mi è capitato di sentire di tre unità di Terza Generazione smembrate in meno di un minuto.
    Lo spettacolo è raccapricciante.
    Senza neanche la forza di commentare l'accaduto, cerco di capire cosa li abbia travolti.
    Qualunque sia stato il tipo di forza che li ha investiti deve essere stato immenso: l'AI stima la distanza del braccio sinistro di uno di loro che vedo appena a più di duecento metri dal proprietario.
    Se fosse stato un razzo, avremmo dovuto sentirlo.

    -...Nessun segno di vita dai loro AS. Mi dispiace, Uruz 15...-

    o35d

    Non devo perdere il controllo.
    Mentre i sensori del mio mezzo e del Gernsback di Jill cominciano ad elaborare i dati scendiamo con circospezione dalla duna. Le ampie superfici su cui poggiano le gambe dei nostri M9 scivolano con facilità lungo il crinale sabbioso, le canne dei fucili GDC da 40mm sono pronte all'azione.
    Ne sono fottutamente certo.
    E' o sono qui, osservando ogni nostra mossa, pronti per agire.
    Alzo lo sguardo, rivolgendo al cielo una muta preghiera per Eddie. Affinché in un modo o nell'altro riesca a cavarsela.
    L'M9 registra il movimento, e la testa con i sensori si volge al cielo per un istante.

    E' il mio ultimo errore.






    Credits
     
    Top
    .
  7.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Reclute
    Posts
    6,178
    Location
    Misaki Town

    Status
    Offline offline



    - VII -
    Lambda Driver / III




    Zona di guerra civile, 2306

    E' stato uno dei modi peggiori con cui ho ripreso conoscenza. In assoluto.
    Nausea, nal di testa, e le orecchie che fischiano. Ed una sensazione di freddo e spossatezza tale da farti desiderare di sprofondare nell'incoscienza e farla finita.
    Sbattendo le palpebre, la luce del sole mi abbaglia.
    Ma che diav... Luce del sole?
    A giudicare dall'imbragatura, sono ancora nell'M9.
    Allora come fa la luce del giorno ad arrivare fin qui?
    Ah già.
    Mi ci vuole un po' di tempo, ma alla fine capisco: davanti a me c'è uno squarcio nel cockpit, abbastanza profondo da superare i numerosi strati di cavi, resine e metalli che separano la mia postazione dall'esterno.
    Non riesco a muovere la testa.
    Eppure anche così mi rendo conto che attorno a me non ci sono più attrezzature elettroniche.
    Ci sono solo rottami.

    Sono... V-vivo?

    E' un errore, il mio, che ci è costato tutto.
    Non ho idea di come o del perché me la sono cavata: in realtà, con la tensione alle stelle e l'equipaggiamento nostro e dei nostri nemici il risultato era tristemente scontato.
    Ho reagito una frazione di secondo più tardi, e questo ha permesso al nemico, un AS apparso da chissà dove, di attaccare.
    Non ho fatto in tempo neanche a sparare un colpo.
    Dannazione.
    Come giro la testa, è il mio stesso corpo ad agire da solo.
    Prima una fitta, al fianco.
    No, il termine "fitta" non comincia neanche a descrivere la magnitudine di quello che provo.
    Per il dolore i polmoni si svuotano di colpo.
    E prima che possa riempirli, un misto di tosse ed un conato mi porta a vomitare sangue.
    E' di un rosso cupo, quasi nero. Ed è tanto. Abbastanza da spaventarmi sul serio.

    Ghh...

    x23l

    Stavolta la situazione è seria. Non ho idea di quanto forte fosse il colpo che mi ha ridotto così, ma mentre le forze mi abbandonano ed il freddo torna più intenso che mai, raccogliendo tutto il coraggio di cui dispongo guardo un po' più in basso.
    Un pezzo di metallo.
    Ho un fottuto pezzo di metallo conficcato nel fianco!
    Mi viene quasi da piangere. Non ha proprio l'aria di una di quelle ferite dalle quali si sopravvive: non senza soccorso immediato, almeno.
    Speravo almeno in qualcosa di rapido: ora avrò abbastanza tempo da pensare a tutte quelle cose che lascerò dietro di me.
    Non solo morirò ma probabilmente impazzirò pure, prima.
    Trattenendo lacrime non so ancora bene se di rabbia o di dolore, disgustato per il sapore del mio stesso sangue riesco a concentrare quel che provo in una sola parola.

    ...merda.

    Soltanto pensando di respirare vengo tenuto sveglio dalla sensazione bruciante e aliena della lamiera chiazzata di rosso.
    Sono bloccato, e se anche potessi muovermi dubito lo farei.
    Ne ho viste abbastanza di ferite del genere, e temo di sapere come andrebbe a finire.
    Se non ho ancora perso i sensi, se non sono ancora morto per l'emorragia è grazie a questo pezzo di paratia... che oltre ad avermela causata la sta in qualche modo tamponando.
    Ironico.
    Davvero.

    ...

    Onestamente... Ho qualche speranza di cavarmela? Difficile a dirsi.
    Se dovessi scommettere sulla mia situazione, non vorrei sprecare soldi puntando a favore di un pilota di M9 abbattuto, ferito e probabilmente unico superstite in una zona in mano al nemico.
    Magari se gli strumenti di comunicazione a lungo raggio funzionassero...
    In quel momento una cascata di scintille alla mia destra festeggia lo spegnimento di una manciata di led scampati alla devastazione.
    Ecco, appunto.

    png

    Era un Codarl, quello che mi ha ridotto così.
    Un Venom.
    Me lo ricordo bene, nonostante tutto. Il briefing sul De Danaan, i dubbi espressi dai miei compagni, e l'ordine del Maggiore.
    "Non ingaggiatelo in combattimento. Fuggite."
    Questo qui non ha usato armi: i ricordi sono ancora confusi, ma di questo ne sono sicuro.
    Finora ne avevo solo sentito parlare, non avrei mai creduto di sperimentare qualcosa del genere.
    Lambda Driver.
    Tecnologia? Scienza? Non prendetemi per il culo.
    Se quella è la stessa Black Technology che è alla base degli AS, allora sono alla guida di una slitta volante trainata da renne!
    Sento la rabbia montarmi dentro.
    Non è... giusto.
    Pretendere che affrontiamo cose del genere con dei Gernsback è pura follia!
    Dovremmo essere dotati delle migliori tecnologie a disposizione... E allora perché i nostri nemici sono così avanti rispetto a noi?

    i1bw

    In quel momento sento una voce.
    Di donna, fredda e professionale: non viene dalla mia strumentazione -come potrebbe?- ma dall'esterno.
    Sono gli altoparlanti del mezzo nemico.
    Mi lascio andare ad un sospiro che mi costa più dolore di quanto mi ero immaginato.
    Ah... comincia ad arrivare il torpore.
    Mi è già successo in passato: brutto segno.
    Non resterò cosciente ancora a lungo, se continua così.

    ...Tsk. Se non altro... era... una professionista.








    Credits
     
    Top
    .
6 replies since 15/5/2012, 00:34   316 views
  Share  
.